Questa poesia di Ada Negri parla della primavera guardandola da febbraio. Dai primi di febbraio per la precisione. La amo perché sembra una risposta ad “Amo l’inverno” di Coventry Patmore. È infatti anche questa una poesia sull’attesa e sulla promessa di compimento e bellezza che celano spesso tutte le cose. Allo stesso tempo suggerisce quello che tanti simbolisti comprendevano sull’impossibilità della scienza di spiegare tutto quello che la natura suggerisce e il cuore, contemplandola sente. Che vi faccia compagnia in questi giorni.
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Non è ancora primavera di Ada Negri
Primavera? Siamo ai primi di febbraio
e ancora ne ha da cadere, di neve:
ancora pungere di freddo.
Pure, adesso che ci penso
e mi guardo meglio in giro,
l’annuncio della primavera non è solo
sulla bocca della fioraia
lasciata all’angolo della strada.
Forse nelle nubi, forse nel vento;
o nell’erba dei giardinetti che hanno
il cancello sul marciapiede: o fra le
connessure delle pietre: ma, insomma, è.
Gioca con me a nasconderello: dove
si appiatti non potrei dire né donde
sbuchi per tornare a rintanarsi; non dice,
promette e poi fugge.
Nota sull’autrice
Ada Negri è nata a Lodi il 3 febbraio 1870 ed è morta a Milano l’11 gennaio 1945. Oltre che essere una poetessa e scrittrice, ha a lungo insegnato. Durante il fascismo è stata la prima e unica donna a essere ammessa all’Accademia d’Italia. Si legge su Wikipedia che “erano gli anni in cui Benito Mussolini ancora utilizzava i rapporti nati nel suo periodo socialista”.
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