La poesia tratta dal libro di Daniele Fazio, Giungla sull’asfalto. La flora spontanea delle nostre città, è una delle opere citate da Lorenza Zambon nel suo libro tratto dallo spettacolo teatrale “Lezioni di giardinaggio planetario“.
Cito anch’io la poesia in quanto esemplare. Come tutti i poeti, Daniele usa le parole in modo da accendere luci, da aprire porte, da portare lo sguardo su una realtà che l’uomo comune non vede. Il poeta scorge una bellezza che agli altri è nascosta, e riesce a condividerla. In questa poesia, Daniele Fazio accende una luce sulla giungla che cresce sull’asfalto, tra i marciapiedi, sulla vita che si fa spazio in un cucchiaio di terra
Quello che spunta nella spaccatura dei marciapiedi
“Quello che spunta nella spaccatura dei marciapiedi, se lo contempli, è come un richiamo.
Una presenza fatata, se fatato è tutto quello che non è umano,
che è nonostante noi, ma che con noi si mischia, si infila,
muta costantemente perché mutiamo noi
e così continua a starci accanto , ci segue, almeno ancora per un po’
nella nostra opera e nella nostra follia
E ci chiama, appare, si manifesta , compare …
eccoli lì i magici esseri verdi che non vediamo perché non sappiamo guardare
non fate, né elfi, ma presenze misteriose,
perché ben poco in fondo ne sappiamo:
quei soffi, quei respiri di verde
che emanano, che esalano dalla terra
che si infilano tra le lastre
che bucano l’asfalto
che scovano un cucchiaio di polvere vicino a un tombino
e lo trasformano “alchemicamente”, lo rendono suolo
e radicano, si insediano
fanno spazio, preparano il luogo
per i prossimi magici esseri,
verdi …
E occhieggiano, ci chiamano
scompaiono, riappaiono
ridono inarrestabili
le erbacce della città
delle grondaie, dei sottoponti,
dei marciapiedi, delle inferriate,
dei balconi chiusi, delle vecchie terrazze
anche nel centro di un’orrenda Milano
un canto sommesso
un trillo nascosto
una danza invisibile
un racconto ininterrotto …
il grido silenzioso, il sussurro della vita.
Micro giardini gratuiti spontanei
pieni di colpi di scena, carichi di pathos.
Quale giardiniere sa creare un’emozione così forte
come quella di un’erba che spacca l’asfalto,
di un ailanto che emerge in pieno centro dal sottosuolo di una cantina,
di un fico che cresce sopra un tetto?