Pensando ad Elisa Salvaterra, la mia amica quarantunenne che inaspettatamente è andata a pregare per noi dal cielo, condivido la sua introduzione alla sua maggiore piece teatrale, Bottoni. E la trascrizione. In attesa e nel desiderio che i suoi cari regalino al teatro e al mondo i suoi preziosi inediti (uno dei quali conosco bene), continuando come lei ad amare e a diffondere speranza.
Fondazione Veronesi per la ricerca
“Una delle storie che il professor Mondina ama di più raccontare è quella dell’ospedale come di una grande sartoria. Fatta di aghi, di fili… i fili delle storie delle persone che ho incontrato, di bottoni…
Questa è la storia di Bottoni, e del loro mestiere, unire due o più lembi di stoffa, e illuminarne la trama.
Io coi bottoni ci ho sempre giocato. Mia nonna faceva la sarta a Dosolo, e di sarte, Dosolo, era pieno. Ce n’erano talmente tante che era diventato necessario dividerle per categorie. C’era la sarta di casa, c’era la sarta di paese… Dalla sarta di paese ci si andava in tempo di guerra a fare la promessa di matrimonio. Il pegno era il vestito. E quando il soldato tornava, come primo posto andava là. Se trovava il vestito della sua bella voleva dire che lei lo aveva aspettato. Se quella se l’era portato via, allora faceva meglio a scordare il suo nome e il suo profumo.
Dalla seconda, quella di casa, ci andavano tutti, a bere il caffè, e a raccontarsi. Perché il professor Mondina dice che una storia non basta che sia bella, una storia, per sua natura, deve essere raccontata. In modo che essa stessa sia un aiuto“.
Presto sul blog la raccolta di citazione del suo primo libro “I misteri di Ca’ di sotto“.
Torna alla Home
In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.