Per la sezione Poesia, una selezione antologica di citazioni dalle più belle poesie della raccolta Xenia I e Xenia II, Satura, di Eugenio Montale. Ci sono versi di Montale meno noti, come alcuni di quelli che ho riportato sulla pagina facebook, che hanno grande forza, potere di descrivere l’esperienza profonda che molti conosciamo, e che ricordano perché la poesia commuove sempre, anche oggi dove la prosa o la prossimità, apparentemente, prevale….
- Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
- Eppure non mi dà riposo sapere che in uno o in due noi siamo una cosa sola.
- Ti piaceva la vita fatta a pezzi
- Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto.
- Il mio coraggio fu il primo Dei tuoi prestiti e forse non l’hai saputo.
- “E il Paradiso? Esiste un paradiso?”
- Riemersa da un’infinità di tempo
Quando il compagno di viaggio sembra esserci stato donato perché con lui, la realtà, diventi più chiara, e il cammino più certo
Satura 1962-70, Xenia II, 5 (Milano, Mondadori 1971).
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
–
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Satura 1962-70, Xenia I, 14 (Milano, Mondadori 1971).
Quando basta appartenere a qualcuno per poter godere di tutto
Dicono che la mia
sia una poesia d’inappartenenza.
Ma s’era tua era di qualcuno;
di te che non sei più forma, ma essenza.
Dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga,
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.
Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi,
che il vuoto è il pieno e il sereno
è la più diffusa delle nubi.
Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.
Eppure non mi dà riposo
sapere che in uno o in due noi siamo una cosa sola.
Satura, Xenia II, 12 (Milano, Mondadori 1971).
I falchi
sempre troppo lontani dal tuo sguardo
raramente li hai visti davvicino.
Uno a Étretat che sorvegliava i goffi
voli dei suoi bambini.
Due altri in Grecia, sulla via di Delfi,
una zuffa di piume soffici, due becchi giovani
arditi e inoffensivi.
–
Ti piaceva la vita fatta a pezzi,
quella che rompe dal suo insopportabile
ordito.
Satura, Xenia II, 13 (Milano, Mondadori 1971).
Ho appeso alla mia stanza il dagherròtipo
di tuo padre bambino: ha più di un secolo.
In mancanza del mio, così confuso,
cerco di ricostruire, ma invano, il tuo pedigree.
Non siamo stati cavalli, i dati dei nostri ascendenti
non sono negli almanacchi. Coloro che hanno presunto
di saperne non erano essi stessi esistenti,
né noi per loro. E allora? Eppure resta
che qualcosa è accaduto, forse un niente
che è tutto.
Satura , Xenia II, 14 (Milano, Mondadori 1971).
L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili,
delle carte, dei quadri che stipavano
un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto.
Forse hanno ciecamente lottato i marocchini
Rossi, le sterminate dediche di Du Bos,
il timbro a ceralacca con la faccia di Ezra,
il Valèry di Alain, l’originale
dei Canti Orfici – e poi qualche pennello
da barba, mille cianfrusaglie e tutte
le musiche di tuo fratello Silvio.
Dieci, dodici giorni sotto un’atroce morsura
Di nafta e sterco. Certo hanno sofferto
Tanto prima di perdere la loro identità.
Anch’io sono incrostato fino al collo se il mio
Stato civile fu dubbio fin dall’inizio.
Non torba m’ha assediato, ma gli eventi
Di una realtà incredibile e mai creduta.
Di fronte ad essi il mio coraggio fu il primo
Dei tuoi prestiti e forse non l’hai saputo.
Satura, Xenia II, 5 (Milano, Mondadori 1971).
“E il Paradiso? Esiste un paradiso?”
“Credo di sì, signora, ma i vini dolci non li vuol più nessuno”.
Satura, Xenia II, 11 (Milano, Mondadori 1971).
Riemersa da un’infinità di tempo
Celia la filippina ha telefonato
per aver tue notizie. Credo stia bene, dico,
forse meglio di prima. “ Come, crede?
Non c’è più ? “. Forse più di prima, ma…
Celia, cerchi d’intendere…
Di là dal filo,
da Manila, o da altra
parola dell’atlante, una balbuzie
impediva anche lei. E riagganciò di scatto.
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