Il cuore del mondo nell’arte. Il blog

Il cuore del mondo nell’arte è il blog in cui ho raccolto soprattutto citazioni, da autori diversi, di libri e generi diversi, scelti perché – in qualche modo – sollecitano la domanda sul senso della vita. Non solo però: anche luoghi, o opere d’arte che parlano al cuore e parlano del cuore. Del cuore dell’uomo.

Di questo si occupa il blog.

La raccolta di citazioni è intesa a rendere memorabili e fruibili quelle frasi che costituiscono l’anima di un libro, perché possono parlare all’anima del lettore, in quanto parlano di esperienze vissute o vivibili, oppure perché – nel bene o nel male – sono edificanti.

Rispetto a tutti gli altri blog o pagine web che si occupano di riportare citazioni, però, vuole offrire il valore aggiunto di rendere rintracciabile la fonte, menzionando, nei limiti del possibile, opera e pagina.

Il rapporto tra letteratura e vita

Quella sul rapporto tra letteratura e vita è una domanda seria. Aperta. Se si possa rintracciare il vero cuore del mondo nell’arte e se le citazioni, i libri stessi, la letteratura in generale possono essere amici, compagni e guide di vita: questa è la domanda. Riguarda il rapporto tra ciò che gli autori dichiarano, testimoniano, la letteratura, e la nostra vita. I libri di successo parlano di esperienze vissute o di opinioni e fantasticherie.
L’amore di cui parla Fyodor Dostoevsky e quello, invece, di Robin Norwood, che sembrano così in contraddizione, sono veri entrambi? Oppure: chi dei due mente? Chi dei due non ha considerato tutti i fattori dell’esperienza umana? Chi parla di opinioni e non di esperienze?

La domanda è importante. Tanto più se chi legge o ascolta libri, lo fa come chi stesse parlando con un conoscente e un amico, e dall’esperienza di un amico volesse imparare di più sulla propria vita: quanto quello che legge va accolto con le pinze? quanto può essere fuorviante? e quanto invece è una via per diventare uomini, una delle vie per superare traumi, uno dei sentieri che portano in cima alla propria umanità? Chi legge vive mille vite prima di morire” disse Jojen. Del resto è noto: “Chi legge vive mille vite prima di morire” disse Jojen. “Chi non legge mai, ne vive una sola. (George R. R. Martin).

Indice

 Zinaida Serebriakova, Ragazza con una candela, autoritratto, 1911 (particolare)
Il cuore del mondo nell'arte - letture e citazioni. Chi sono
Zinaida Serebriakova, Ragazza con una candela, autoritratto, 1911 (particolare)
Lo sguardo di Sof’ja Semënovna Marmeladova, Sonja

Chi sono

Per quelli tra di voi che stanno leggendo questo articolo per capire chi sono, rilancio la sintetica biografia che vedete in calce ad ogni articolo.

Sono un’appassionata di lettura, di verde, di vita. Battezzata. Il mio lavoro è nell’ambito educativo. “A che serve la vita, se non per essere donata” è qualcosa in cui credo profondamente. Mi piace conoscere gente, parlarci a lungo, discutere in profondità. Ballo, ma non mi piace apparire. Ho paura delle discoteche, preferisco i posti tranquilli. Amo anche viaggiare, quando il viaggio diventa occasione di incontro con culture: uomini, opere, lingua, cucina, ambiente. Amo vivere. Credo nell’eternità.

Perché scrivo e ricopio. La mission del mio blog

Da quando la mia professoressa di storia e filosofia del liceo mi mise in mano “Delitto e castigo“, o forse da prima, da quando mi ritrovai a dialogare con Pirandello su “Uno, nessuno, centomila“, su ciò su cui ero d’accordo e su cosa meno, o forse da prima ancora, da quando rimasi sveglia tutta la notte a leggere la “Notte” dell'”Innominato” di Manzoni, sottolineo nei libri i passaggi chiave. O quando non ho una matita a portata di mano, faccio una piccola, minuscola orecchia alla pagina, che io so riconoscere. (mi perdonino coloro i quali odiano le orecchie alle pagine). E se si tratta di un audiolibro, lo riempio di segnalibri.

Lo faccio perchè credo che sia il modo per far rimanere un libro dentro di me. Lo faccio per poter non perdere la fonte del cambiamento che quel libro ha generato in me.

Poi, come sempre, rimane il cambiamento, rimane la capacità di comprendere di più la realtà, ma che sia stato un libro a introdurre quel cambiamento… lo dimentico. E talvolta con esso le ragioni di un certo orientamento.

Per qualche anno ho organizzato caffé letterari con i miei alunni, a scuola, per condividere quelle frasi. E alle mie se ne aggiungevano altre preziosissime. Ma anche così la memoria non aveva abbastanza strumenti.

Per questo a un certo punto ho deciso di recuperare i libri che ho letto, attraverso quello che negli anni ho sottolineato. Ho iniziato a realizzare questo blog innanzi tutto per me. Per questo sarà un lavoro lento, lento come le letture che rimangono.

Ho però la speranza che possa essere prezioso. Per i miei lettori oltre che per me.

Il cuore del mondo nell’arte: l’importanza delle humanities

In un mondo basato sulle leggi economiche non potrà mai venire meno l’arte e la letteratura, che, in quanto espressione del punto vivo del cuore dell’uomo, diventano anche il cuore del mondo. Lo credo profondamente, ritengo che questo sia stato il motivo per cui dopo il liceo scientifico mi iscrissi in una facoltà umanistica. Gli americani non hanno tardato a passare dalle scuole con approccio STEM education a quelle con approccio STEAM education (per chi fosse lontano dal mondo dell’educazione, STEAM è l’acronimo di Science, Technology, Engineering, Arts, Mathematics).

Per un non troppo lungo periodo essi hanno creduto che un approccio all’apprendimento esperienziale che sfruttasse solo e contemporaneamente Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, l’asse scientifico insomma, fosse la chiave del successo degli USA nel confronto con la Cina. Ci si è presto resi conto che i maggiori esperti di problem solving avevano una solida cultura nelle Humanities. Che letteratura, storia, filosofia e arte nel suo senso più ampio erano i maggiori formatori del pensiero critico. Come diceva il noto dantista Nicolò Mineo: “se le facoltà scientifiche formano i professionisti e gli scienziati, la letteratura forma l’uomo”.

Appendici

Cultura scientifica o cultura umanistica? La chiave dello sviluppo

In questo contesto rimando all’articolo del premio Nobel per l’economia EDMUND S. PHELPS, Direttore del Center on Capitalism and Society della Columbia University’s e Dean della Newhuadu Business School Why teaching humanities improves innovation.

Nel testo si argomenta come il maggior successo economico dovuto all’innovazione non si è avuto in quei paesi che hanno investito sulle STEM accademy, o comunque in sistemi educativi centrati sulla scienza.

Ciò che fa la differenza non è il tecnicismo ma il dinamismo della popolazione. I mercati del lavoro non hanno bisogno solo di più competenze tecniche. Hanno bisogno di un numero crescente di competenze trasversali, come la capacità di pensare con fantasia, di sviluppare soluzioni creative alle sfide complesse e adattarsi al mutare delle circostanze e ai nuovi vincoli.

Secondo l’economista (nostra la traduzione), «un primo passo necessario è quello di ripristinare le discipline umanistiche nella scuola superiore e curricula universitari». I valori che possono essere mutuati da tali curricula contribuiranno a rendere più umano l’uomo: «l’esposizione alla letteratura, alla filosofia e alla storia ispirerà i giovani a cercare una vita ricca – quella che includa il dare creativi contributi innovativi alla società». Phels si spinge fino a sostenere che «lo studio del “canone” [..] darà forma, in modi nuovi e rinvigorenti, alle loro percezioni, alle ambizioni e alle capacità».

Le citazioni riportate in questo blog saranno tutte commentate con una chiave di lettura: che cosa può dire la letteratura sulla vita? Quali consigli per la vita un uomo può trarre dalla letteratura?

Letteratura e vita, libri e discussioni nel lettore. Un esempio, le “donne che amano troppo”

Vorrei fare un esempio da due libri che possono, per le riflessioni che suscitano, dare una chiave di lettura diversa al proprio modo di percepire i propri rapporti. Di libbri che cambiano intendo, ma in direzioni tra loro apparentemente contraddittorie.

Sof’ja Semënovna Marmeladova, la dolce, credente e amabile Sonja, votata al sacrificio per il bene di tutti, è forse una donna che ama troppo? Se sì, perché il suo amore riesce a cambiare il cuore di Rodion Romanovič Raskol’nikov ? Sappiamo che c’è qualcosa di auitobiografico in quell’amore, che il primo amore importante di Dostoevskij risale al periodo immediatamente successivo ai lavori forzati.

Perché Sonja attende Raskol’nikov per sette anni, anche dopo che lui si è convertito al suo amore, e dopo continuano a vivere e a edificare? Non è Sonja, per il suo vissuto, una “donna che ama troppo”, nel senso negativo del termine? O forse, le donne che amano troppo, possono anche amare per davvero, amare non per un’autorealizzazione, ma perché l’amato “è”, solo perché egli esiste, grate della sua esistenza. E poi, essendo non solo donne che amano, ma anche, inevitabilmente, vista la loro storia, donne che amano troppo, possono credere nell’amore come sacrificio, senza pretendere il cambiamento del partner?

I libri citati in questo articolo sono:

Fyodor Dostoevsky, Delitto e castigo
Robin Norwood, Donne che amano troppo

Edmund Phels: Dynamism. The Values That Drive Innovation, Job Satisfaction, and Economic Growth

Pubblicato da heartearthart

Sono un'appassionata di lettura, di verde, di vita. Battezzata. Il mio lavoro è nell'ambito educativo. "A che serve la vita, se non per essere donata" è qualcosa in cui credo profondamente. Mi piace conoscere gente, parlarci a lungo, discutere in profondità. Ballo, ma non mi piace apparire. Ho paura delle discoteche, preferisco i posti tranquilli. Amo anche viaggiare, quando il viaggio diventa occasione di incontro con culture: uomini, opere, lingua, cucina, ambiente. Amo la vita. Credo nell'eternità.