Una pianta rara e una storia d’amore: il Papiro e il mito del fiume Ciane

Sezione “natura“: il cyperus papyrus e il commovente mito dell’amore della fonte Ciane nelle metamorfosi di Ovidio

Dicono che incontrare una pianta di papiro, come quello che cresce tra miti e storie d’amore sul fiume Ciane, sia cosa rara come incontrare un panda: il papiro cresce in pochi luoghi al mondo ed è in via d’estinzione. Come il panda, anche il papiro è una specie protetta. Tale è nella Riserva Naturale Regionale Orientata Fiume Ciane e Saline.

In effetti il cyperus papyrus (non dunque il falso papiro o papiro cinese) lo si trova solo sul fiume Ciane, a Siracusa, nella fontana aretusa della stessa città e in alcune remote zone del Nilo in Egitto e in Uganda, ma solo dove l’acqua è meno inquinata. Perché di questo ha bisogno il papiro per prosperare: acqua corrente e pulita.
Tutti sanno per che cosa è famoso il Cyperus papyrus: la carta da papiro fu utilizzata dall’epoca egizia fino al medioevo, quando venne sostituita dalla pergamena. Meno nota è la meravigliosa e commovente leggenda della Ninfa Ciane, e del suo amore per Anapo.

Le origini del Fiume Ciane

Demetra (Cerere, delle messi, da cui “cereali”), ebbe con Zeus (Giove), una figlia: Persefone (Proserpina). Persefone (dal greco Περσεφόνη, Persephónē), era detta anche Kore (Κόρη, giovinetta), Kora, o Core, da cui il sicilano “carusa”, giovinetta.
Quando Ade (Plutone), il dio degli inferi, si innamorò di lei, ottenuto il consenso di Zeus, la rapì mentre lei stava raccoglieva fiori nelle campagne di Enna con altre Ninfe.
Dal suo emergere dal regno dei morti, in cui avrebbe trascinato la futura sposa nacque una voragine. Quando la madre Demetra, accorsa, sul luogo, si rese conto di quanto accaduto, pianse tanto da riempire la voragine con le sue lacrime, formando il lago di Pergusa (unico lago naturale della Sicilia).
Durante la fuga, nei pressi di Siracusa, una ninfa, Ciane, fu l’unica che corse in aiuto di Persefone. La ninfa cercò di trattenere Ade, con le parole, spiegando che chi ama non rapisce, non terrorizza, ma chiede, corteggia. Questi, come si legge nelle metamorfosi, con braccio vigoroso tuffò lo scettro regale fino in fondo alla laguna, violandola. A quel colpo un varco si aprì fino al Tartaro e il cocchio sprofondò. In effetti la fonte del fiume Ciane, sebbene oggi coperta da vegetazione, è profonda 8 metri. Quanto a Ciane, addolorata per il rapimento della dea e perché la sua fonte era stata disprezzata e violata, si portò in silenzio dentro di sé una ferita tale che si strusse tutta in lacrime e si dissolse in quelle acque.

Demetra, irritata con Zeus riuscì solo ad ottenere che Persefone, solo per metà dell’anno – in autunno e in inverno – avrebbe vissuto nel sottosuolo con Ade, mentre in primavera e in estate, sarebbe vissuta con la marde sull’Olimpo. Ecco la ragione per la quale in primavera germinano le sementi che vengono poi mietute alla fine dell’estate.

Le foto

La formazione, ovvero le origini scientifiche del fiume Ciane

La fonte Ciane è una fonte della provincia di Siracusa. Si trova all’interno della Riserva Naturale Regionale Orientata Fiume Ciane e Saline di Siracusa. Ha una forma circolare e misura circa 16 metri di larghezza e 8 metri di profondità. Fino agli anni ottanta i siracusani erano soliti immergervisi. Da essa sgorgano le acque dalle quali prende corpo il fiume Ciane. Deve il nome al colore delle acque (cyanos: azzurro). La fonte è da considerarsi una risorgiva, dato che il fiume in realtà nasce molto più a monte dalle sorgenti Pisma e Pismotta che si formano appunto dalle acque che vengono convogliate dai vari Cozzi, o colline, che circondano la città. Le acque percorrono diversi chilometri nel sottosuolo per riemergere in questo punto.

Il color ciano del fiume e i capelli Azzurri della Ninfa

A causa del Papiro che si intravede sotto il fondale, il fiume assume a tratti quel colore bluastro, color ciano appunto, che dà il nome al fiume. Color ciano erano infatti i colore della Ninfa Ciane, i primi a liquefarsi per il dolore del rapimento dell’amica Persefone (Proserpina).

La metamorfosi di Ciane secondo Ovidio

È Ovidio a raccontarne le metamorfosi (Met., V, 409-437):
«C’è, tra la fonte Ciane e la fonte Aretusa che viene dall’Elide, un tratto di mare che sta raccolto e racchiuso tra due strette lingue di terra. Qui appunto viveva – e da lei prese il nome anche quella laguna – Ciane, famosissima tra le ninfe di Sicilia. Dal centro dei gorghi essa emerse fino alla vita, riconobbe la fanciulla divina e disse:’Non passerete, non puoi diventare genero di Cerere se Cerere non acconsente. Chiedere la dovevi e non rapire. E se posso paragonare le cose grandi alle piccole, anch’io sono stata amata da Anàpi, ma l’ho sposato dopo essere stata pregata, e non, come costei, terrorizzata’. Così disse, e allargando le braccia cercò di fermarli. Il figlio di Saturno [Ade] non trattenne più la sua rabbia, e incitati i terribili cavalli, con braccio vigoroso tuffò lo scettro regale fino in fondo alla laguna. A quel colpo un varco si aprì fino al Tartaro e il cocchio sprofondò e scomparve nella voragine. Quanto a Ciane, addolorata per il rapimento della dea e perché la sua fonte era stata disprezzata e violata, si portò in silenzio dentro di sé una ferita di cui nessuno poteva consolarla: si strusse tutta in lacrime e si dissolse in quelle acque delle quali fino a poco prima era stata una grande divinità. Avresti visto le sue membra ammollirsi, le ossa flettersi, le unghia perdere durezza; e prima di tutto si liquefecero le parti più fini: i capelli azzurri, le dita, i piedi e le gambe. Più facile è infatti, per le parti sottili, trapassare in gelida acqua. Poi, furono le spalle, il dorso, i fianchi, il petto ad andarsene, fino a svanire, in esili rivoli. Infine l’acqua subentrò al sangue vivo nelle vene in disfacimento, e non rimase più nulla che si potesse afferrare»

Il color ciano del fiume Ciane

Ovidio e l’amore tra Ciane e Anapo

Abbiamo già visto come Ciane avesse spiegato ad Ade che il suo amore e sposo, Anapo, l’avesse corteggiata e non terrorizzata, per conquistarla. Ebbene anche il giovane Anapo, sposo della ninfa Ciane, avendo visto la ninfa liquefarsi, chiese agli dei di mutare anch’egli in un fiume l’Anapo appunto, in cui, fino a metà del Novecento (quando per necessita idrogeologica sono stati separati), si unisce nelle riversavano le acque del Ciane, prima di sfociare nel Porto Grande. Anapo accolse per sempre le acque di Ciane che diventò suo affluente (ed è stato tale fino agli anni Sessanta del Novecento, quando si è deciso di separare le foci perché l’irruenza dell’Anapo causava spesso le esondazioni del tranquillo Ciane).
A testimonianza di questa leggenda, nelle poesie che dall’esilio nel Ponto Ovidio scrive all’amico Macro Pompeo (Ovidio, Pont, II, 10, 21-29) afferma:

Trinacris est oculis te duce uisa meis;
uidimus Aetnaea caelum splendescere flamma,
subpositus monti quam uomit ore gigans
Hennaeosque lacus et olentia stagna Palici, 25
quamque suis Cyanen miscet Anapus aquis.
Nec procul hinc nympha est quae, dum fugit Elidis amnem,
tecta sub aequorea nunc quoque currit aqua.
(The Latin Library)


Ho visto guidato da te la Sicilia;
Abbiamo visto il cielo di Etna brillare di fiamme
sotto la montagna che vomitava con bocca di gigante
i laghi di Enna e gli stagni del Palico odoroso,
e dove Anapo mescola le sue acque con Ciane,
e non lontano la ninfa che, fuggendo il fiume eleo,
scorre ancora sotto le acque marine

Le saline e i fenicotteri

Visualizza sulla mappa

Vicino alla foce del fiume Ciane si trova oggi ciò che rimane delle antiche saline, abbandonate da un quarantennio, ovvero da quando una mareggiata, distruggendo i cordoli che le separava dal mare, le rese inutilizzabili. Proprio su di esse, sostano molti uccelli migratori, tra cui i fenicotteri, Phoenicopterus ruber, come vedete nel video.

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