Innanzitutto ascoltiamolo
Quella che propongo qui è una chiave di lettura diversa… da profonda ammiratrice dell’opera del cantautore catanese, a chi mi dovesse chiedere quale sia la canzone più bella tra quelle di Franco Battiato risponderei senza esitazione “E ti vengo a cercare“, dell’album Fisiognomica, e non “La cura”, come lo è per molti.
Infatti l’unico autografo di Franco Battiato che possiedo gli chiesi di apporlo in calce a quel testo, sulla copertina dell’audiocassetta, che fu il mio primo acquisto musicale. Ne mostro la foto in questo articolo dopo il testo della canzone.
Da adolescente erano le frasi di Franco, i miei compagni di classe lo ricordano bene, che ricopiavo dappertutto. La me quindicenne conosceva a memoria tutti i suoi testi e sapeva trovare una sua citazione per illuminare o chiarificare ogni situazione. Ma questa canzone in particolare mi commuoveva fin nel profondo perché descriveva come nessuna l’esperienza dell’amore che io pure vivevo nella sua massima espressione.
Mi colpiva perché quello descritto da Franco era il sentimento che io provavo per coloro che amavo davvero. Un amore che non era eros, era filia, era agape. Sapevo che cosa significasse cercare ogni “scusa”, ogni occasione, per incontrare la persona amata, non con il desiderio di possederla o di averla per me, solo per il bisogno di sentire le sue parole liberanti, edificanti, ispiranti, stimolanti. Parlare con lei mi faceva capire meglio me stessa, ciò che ero e ciò che desideravo. Mi faceva diventare la versione migliore di me.
Una chiave di lettura diversa
Fu proprio questa persona, che conosceva bene la mia passione per Franco (chi allora non la conosceva? amavo anche lui di questo sentimento), che mi fece comprendere più a fondo il senso di questo testo.
Nel confronto tra ciò che l’amante è, il come agisce (E ti vengo a cercare), e ciò che l’amante vorrebbe essere o pensa di dover essere (“Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri”… “Fare come un eremita/Che rinuncia a sé”… “Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male/Essere un’immagine divina/Di questa realtà) c’è il conflitto dell’uomo moderno, la sua scissione. Un uomo moderno che annega nel pensiero, e anziché servirsene talvolta si incastra in esso, nei farei, nel dovrei, nel vorrei, in un’immagine idealizzata di quello che il mondo dovrebbe essere. Quello di cui parla Franco è invece un uomo che si scopre nell’agire, e non isolandosi ma proprio nel rapporto con l’altro.
Così è stato sempre Franco: ciò che testimoniava nei suoi testi, nelle sue interviste, nei suoi dialoghi, era ciò che egli stesso viveva, ciò di cui faceva esperienza nella sua carne. Uno che “andava a cercare”, la cui contemplazione, le cui meditazioni davano frutto. E il fatto che Battiato fosse un uomo vivo, vero, e non un opinionista, un teorico, ha fatto sì che così tanti lo abbiano seguito, continuino a seguirlo, a sentire la sua presenza amica, a sperare di riincontrarlo un giorno.
E ti vengo a cercare
E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza
Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine
Un rapimento mistico e sensuale
Mi imprigiona a te
Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
Fare come un eremita
Che rinuncia a sé
E ti vengo a cercare
Con la scusa di doverti parlare
Perché mi piace ciò che pensi e che dici
Perché in te vedo le mie radici
Questo secolo oramai alla fine
Saturo di parassiti senza dignità
Mi spinge solo ad essere migliore
Con più volontà
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
Essere un’immagine divina
Di questa realtà
E ti vengo a cercare
Perché sto bene con te
Perché ho bisogno della tua presenza
L’autografo
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