Giorgio Caproni – “Versicoli quasi ecologici”

Giorgio Caproni, "Versicoli quasi ecologici"

La poesia di Giorgio Caproni, “Versicoli quasi ecologici” è un appello forte e chiaro a rispettare la natura.
L’autore invita a riflettere sul rapporto con l’ambiente e sulle conseguenze delle azioni umane. Con un linguaggio semplice e diretto, ricorda che tutto ciò che esiste in natura, anche le creature più piccole, è parte di un grande equilibrio.

In “Versicoli quasi ecologici” Caproni ricorda che uccidere o danneggiare l’ambiente significa danneggiare noi stessi, perché siamo parte integrante di questo sistema.

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: «Come
potrebbe tornare a esser bella,
scomparso l’uomo, la terra».

La poesia “Versicoli quasi ecologici” di Giorgio Caproni è parte della raccolta “Res amissa”

Il titolo della raccolta “Res amissa” (cosa perduta), in questo contesto, si riferisce alla perdita progressiva della natura, un bene inestimabile che l’uomo dissipa con le sue azioni dannose spesso a fini di lucro:

E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro
.”

La poesia è già un grido d’allarme, be prima della nascita deli movimenti giovanili in difesa dell’ambiente. Una denuncia di questa perdita e un’esortazione a ritrovare il rapporto di amore, conoscenza, rispetto per l’ambiente.

La natura, una volta intesa come un patrimonio comune, rischia di diventare una “res amissa”, qualcosa che rischiamo di perdere a causa della nostra avidità e della nostra indifferenza.

Divisione ideale della poesia in due parti

La poesia di Giorgio Caproni, “Versicoli quasi ecologici” può essere idealmente divisa in due parti:

Prima parte:

Versi 1-10. Questa parte presenta, attraverso un elenco, un’immagine vivida della ricchezza di biodiversità che l’uomo potrebbe aggredire, danneggiare, uccidere, a causa della propria avidità di denaro e di potere.
Seconda parte:

Versi 10-18. Questa parte riflette sulle conseguenze di queste azioni, sottolineando l’interconnessione tra uomo e natura e l’impossibilità di separare il destino dell’uno da quello dell’altra. Compare, qui, la preoccupazione per le generazione future, cui fa eco la domanda tanto ricorrente oggi: che mondo vogliamo lasciare ai nostri figli?

chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: «Come
potrebbe tornare a esser bella,
scomparso l’uomo, la terra».

Verbi che rappresentano le azioni dell’uomo

I verbi che rappresentano le azioni negative dell’uomo sono: “uccidere”, “soffoccare”, “fulminare”. Questi verbi evocano immagini di violenza e distruzione, sottolineando l’atteggiamento predatorio dell’uomo nei confronti della natura.

Motivazione dell’uomo

La motivazione che spinge l’uomo ad agire in questo modo è il “profitto vile”. L’avidità e il desiderio di guadagno immediato prevalgono sul rispetto per l’ambiente e sulle conseguenze a lungo termine delle proprie azioni.

Critica alla società moderna

La critica alla società moderna è evidente nei versi: “non fatelo cavaliere del lavoro”. Qui il poeta denuncia l’esaltazione di un modello economico che premia chi sfrutta le risorse naturali senza preoccuparsi delle conseguenze ambientali.

Dipendenza dell’uomo dalla natura

L’idea che l’uomo abbia bisogno della natura per sopravvivere, mentre la natura può fare a meno dell’uomo, emerge chiaramente nei versi finali: “Come potrebbe tornare a esser bella, scomparso l’uomo, la terra”. Questa affermazione sottolinea la dipendenza dell’uomo dall’ambiente e l’incapacità della natura di rigenerarsi completamente dopo le devastazioni causate dall’uomo.

Descrizione del mondo deturpato

Il mondo deturpato dall’uomo viene definito come un “paese guasto”. Questa immagine evoca un senso di desolazione e di perdita, sottolineando le conseguenze negative delle azioni umane. Il sentimento di “chi resta” è quello della tristezza e della nostalgia per un mondo perduto.

Analisi metrica e retorica:

La poesia è composta da versi brevi e regolari, che danno un ritmo incalzante e sono facili da memorizzare.

La rima è irregolare, a volte interna. La musicalità quasi da filastrocca è rinforzata dalle numerose assonanze. Entrambe sono state evidenziate in grassetto.

la ripetizione di alcune parole e strutture (come “non”) crea un effetto di insistenza e rafforza il messaggio.
Figure retoriche: L’autore utilizza diverse figure retoriche per rendere la sua poesia più efficace:
Enumerazione: L’elenco di elementi naturali (mare, libellula, vento, ecc.) crea un’immagine vivida e coinvolgente della natura minacciata
Antitesi: L’opposizione tra “profitto vile” e “amore” sottolinea la contraddizione tra i valori materiali e quelli etici.
Anafora: La ripetizione iniziale di “non” rafforza il divieto e l’invito alla riflessione, crea un’enfasi sulla negazione, sottolineando la forza dell’appello.
Metafora: L’espressione “aria verde” è una metafora che evola l’immagine di un ambiente sano e pulito.
Apostrofe: L’autore si rivolge direttamente a un destinatario indefinito (“non fatelo cavaliere del lavoro”), creando un’atmosfera di intimità e partecipazione..o.
Similitudine: Sebbene non esplicita, c’è una similitudine implicita tra l’uomo e la natura (“anche di questo è fatto l’uomo”), sottolineando l’interconnessione tra i due.
Iperbole: L’espressione “paese guasto” è un’iperbole che esagera la condizione del mondo
Allitterazione: La ripetizione di suoni consonantici come la L (es. “non fatelo cavaliere del lavoro”) crea un effetto musicale e sottolinea determinati concetti.
Assonanza: La ripetizione di vocali interne (es. “lamento/lamantino””resta/vasto””bella/terra”) crea un’assonanza che lega tra loro i versi.

Pubblicato da heartearthart

Sono un'appassionata di lettura, di verde, di vita. Battezzata. Il mio lavoro è nell'ambito educativo. "A che serve la vita, se non per essere donata" è qualcosa in cui credo profondamente. Mi piace conoscere gente, parlarci a lungo, discutere in profondità. Ballo, ma non mi piace apparire. Ho paura delle discoteche, preferisco i posti tranquilli. Amo anche viaggiare, quando il viaggio diventa occasione di incontro con culture: uomini, opere, lingua, cucina, ambiente. Amo la vita. Credo nell'eternità.

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