Vuoi leggere “Le cose semplici” di Luca Doninelli? Lo trovi qui
“Le cose semplici” di Luca Doninelli, di cui riporto qui molte citazioni, è uno dei pochi libri che ho letto per la seconda volta. Non mi capita spesso. L’ho fatto perché volevo ricordare – nel senso di mettere e ri-mettere nel cuore, tutto quello che ha da dire: è uno di quei libri che si riempiono di sottolineature questo, nonostante non sia un manuale né un testo di psicologia. Gli appassionati del “leggo libri sottolineo frasi” capiranno. ATTENZIONE: Ritengo se ne possa trarre un film. Vi auguro di leggerlo prima.
- In superficie – la trama
- In profondità – l’umanità anelante (spoiler)
- Un esempio: l’ospedale. La ferita che non si rimargina.
- Sull’autore
Citazioni
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- Uomini capaci di sorprendere perfino gli angeli
- Chantal è viva, perchè io continuo ad amarla
- Il lavoro e il lamento
- La trappola di sentirsi in credito
- La perfezione
- Il complottista, l’uomo sconfitto
- La pericolosità del pensiero
- La mancanza di fiducia
- Conoscere per valorizzare
- Il pensiero produce felicità solo se realizza cose
- L’ordine che ho costruito mi ha portato il tormento
- Ancora sulla mancanza di fiducia
- Il mondo
- Del mondo selvatico e dell’idealizzazione
- La civiltà e il desiderio
- La vocazione
- l’uomo artefice del proprio destino e la prosopopea occidentale
- La politica (spoiler)
- Tu sarai la mia casa
- La luce
- La verità della vita è tragica
- Sorelle e rancore
- Il cuore del romanzo. Perdonare Dio.
- Dio, il re degli enigmi
- Sulla natura che prende il sopravvento
- Per raccontare la storia di un luogo
- Bellezza delle donne dopo una certa eta’
- Il circolo degli atei
- L’amore coniugale
- La letteratura che piace a me
- Lezioni di seduzione
In superficie – la trama
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La trama di “Le cose semplici“si può riferire in poche parole. Anche l’artificio con cui viene raccontata. Proverò dopo, attraverso le citazioni, a raccontarvi di che cosa parla in profondità. Però leggerete qui una sinossi. La scrive, del resto, il curatore della pubblicazione dei manoscritti ritrovati (questo l’artificio), alla fine del libro.
Che cosa accadrebbe domani se l’energia elettrica venisse a mancare definitivamente, e il petrolio, e dunque i media, i canali di comunicazione a distanza, i mezzi di trasporto, insomma se la civiltà come la conosciamo implodesse? Edoardo o Dodò, il protagonista di cui Mark trascrive i manoscritti, racconta, in quattro quadernetti, la fine del nostro mondo, insieme all’improvviso e imprevisto allontanamento dall’amore della sua vita, cui questo lo costringe.
“Il mondo accolse la nostra nascita crollando su se stesso, fino quasi a cancellare la grande civiltà che era riuscito a costruire. Tutto quello che so di quell’epoca l’ho imparato dai libri. È un caso unico quello che capitò a mia madre e mio padre, Chantal e Dodò, più di vent’anni fa, quando il mondo, cadendo a pezzi, li sorprese uno da una parte e una dall’altra dell’oceano Atlantico“.
In epoca di moda del survival, praticato come sport, qualche lettore – lo si scova tra i post nei gruppi social – si dichiara in cerca di consigli e libri stimolanti sul tema. Ma la “sopravvivenza”, perchè ci incuriosisce tanto. Quello sulla fine del mondo, o per lo meno sulla fine della società per come la conosciamo, è un pensiero – se non un incubo – che capita a molti. Infondo più ci riscopriamo dipendenti dalle tecnologie e dalle relazioni superficiali, più percepiamo che questo è possibilissimo.
Il romanzo di Doninelli rappresenta – e senza troppa fantascienza – che cosa “sopravvivenza” verrebbe a significare, se vissuta come necessità. Non è necessario un viaggio nell’Africa selvaggia: basta poco perchè l’umanità si trovi nella necessità di reagire d’un tratto all’essere privata di internet, della tv, della luce, dell’acqua corrente, dei riscaldamenti, dello scarico della toilette (non della rete fognaria però, che – spoiler – nel romanzo resiste. cfr. p. 324), dei camion merci.
- Come continuerebbe la nostra l’esistenza fatta di vite medio agiate, fondate su quello che pochi tra noi conoscono o sapremmo riprodurre? Che resterebbe della nostra civiltà? E se qualcosa pur sapessimo fare, come potremmo senza rapporti, senza relazioni, senza fiducia in chi produce quanto è affine o necessario al nostro lavoro, vivere?
- I semplici oggetti, che utilizziamo sino alla dipendenza, i tessuti, le penne… i piatti: chi saprebbe fabbricarne? (perché in quanti – davvero – senza quanto sopra detto – avrebbero le competenze di un medievale, o di un romano? Come si coltiva la lattuga? Come si costruisce una pompa idraulica? Un acquedotto? Come si estrae, si fonde, si lavora un metallo? Dove si recupera l’argilla? Incompetenti tutti, tranne gli artigiani… indipendente nessuno): il passato diventerebbero un miraggio.
- Come conservare ciò che è stato costruito sulle spalle dei giganti, se i nani hanno perso ogni rapporto con essi e tra loro?
- In un mondo che implode, gli uomini sceglierebbero di rimanere umani, o no?
- Che cosa accadrebbe di Milano, di Firenze, di Roma e degli States, delle millenarie culture, della globalizzazione?
Questo libro risponde raccontando, senza troppi drammi e con un realismo che convince, la vita di persone concrete, concretissime, a cui è accaduto.
Aggiungo: i protagonisti di questo libro sono uomini comuni, come potremmo essere io e voi, (comuni e unici insieme). Umani che, rimasti con i mezzi dell’uomo primitivo rispondono in modi diversi a quello che la nuova realtà impone.
In profondità – l’umanità anelante (spoiler)
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Solo una nota: andando in profondità e citando potrei essere un po’ spoiler, siatene consapevoli.
“Alla caduta del mondo mi ero resa conto che l’uomo del mio tempo,[…], non sarebbe mai sopravvissuto all’ipotesi di dover ricominciare a vivere come nell’età della pietra. Bisognava cercare di salvare la maggior quantità possibile di conoscenze. L’uomo del mio tempo non aveva fatto solo guerre disastri, aveva fatto anche cose straordinarie, scoperte meravigliose dalle quali, in pochi decenni, lo stesso cervello umano era stato modificato.[…] Ora tutto sembrava ridotto in polvere, ma non era vero “. p. 749
Un esempio: l’ospedale. La ferita che non si rimargina.
Nel primo dei 4 manoscritti ritrovati, La felicità dei corpi, il lettore viene condotti a visitare l’ospedale di quel mondo distrutto. Un ospedale. Sembra impossibile che ci sia, ma l’ospedale del dott. Boffi, ispirato dall’ultima conferenza tenuta da Chantal poco prima che il mondo implodesse, è uno dei luoghi in cui l’umanità è riuscita a conservare se stessa. Assomiglia a qualcuna di quelle realtà, non solo milanesi, che chi le vede dal di fuori definisce “Paradiso in terra”, ma gli interni vedono come uno dei luoghi in cui, invece, il paradiso si manca di più, si desidera di più. E per questo quella realtà fiorisce. Ebbene, che cosa accade lì? Che cos’è quella terribile nostalgia di qualcosa?
“Grazie per le sue parole. Però noi qui non siamo felici. Dedichiamo la vita al benessere, ma il benessere non c’è. Si lavora, ci si organizza, si immaginano cose per aiutare le persone a stare meglio, concerti, spettacoli, incontri. Qui si muore meglio che altrove, ma alla fine si muore disperati, come dappertutto. C’è solo un po’ di pulizia in più, qualcuno che ti assiste mentre muori. Puoi appoggiare la testa sul cuscino e non su una pietra. Conosco l’importanza di tutto questo. So cosa significa mangiare dentro un piatto vero. La sera però […] Io vado lì, la sera, perché è di sera che arriva la tristezza. p. 81
Sull’autore
Doninelli ha tanto da dire. I suoi personaggi sono infiniti nel numero e nella profondità, come innumerevoli sono gli uomini e misteriosa la loro profondità. Lui è uno di quegli autori con una spiccata sensibilità per l’umano, come Manzoni, come Goldoni, come Dante. Uomini che sanno raccontare personaggi “così”, perchè incontrano personaggi “così”, e li incontrano in questo modo, con questa curiosità aperta, e li raccontano senza filtrarli. Non tutti sanno davvero incontrare.
Lui sa che “Bisogna guardare le cose come stanno,[…] se c’è armonia bene, ma se se non c’è e al suo posto c’è il conflitto, oppure il caos, occorre accettare anche quelli senza troppe pretese di armonizzare“, e che “la realtà è sempre complessa, quasi sempre complicata e molto spesso complicatissima“. p. 78
Citazioni
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Le citazioni degne di nota sarebbero troppe, mi sono dovuta auto-limitare. Alcune dall’inizio, altre dalla fine. Ma questo è un bene: leggerete il libro intero per incontrare tra le righe tutte queste umanità. E se vorrete farmi grazia delle vostre sottolineature, vi chiedo di scrivermene.
Uomini capaci di sorprendere perfino gli angeli
“Mia madre mi ha sempre ripetuto che non è necessario essere grandi uomini, e che in qualunque essere umano, anche il più umile, ci sono molte cose capaci di sorprendere perfino gli angeli. Io non credo negli angeli, ma ora capisco quello che mia madre intende dire”. p. 7
Chantal è viva, perchè io continuo ad amarla
“Chantal è mia moglie, e si trova in America, non si sa se sopra o sotto terra, anche se io, non so come, sono convinto che viva, tant’è che continuo ad amarla. p. 19
Il lavoro e il lamento
“Quando c’era il lavoro ci si lamentava perché non ci lasciava tempo a disposizione, adesso che il lavoro non c’è il tempo è una specie di stagno nel quale è facile impantanatasi. p.25
La trappola di sentirsi in credito
“C’è, infine, la già citata storia di Parapini, ancora offeso per i soprusi subiti più di vent’anni fa da Zazza, suo capufficio, e ancora a lui sottomesso. Per questo Parapini odia Zazza, e forse odia il mondo intero, come tutti coloro che cadono nella peggiore delle trappole, che è quella di ritenersi in credito di qualcosa. p.29
La perfezione
“Per la perfezione non c’è nessun rimedio, è lei la malattia più mortale dell’uomo“. p.34
Il complottista, l’uomo sconfitto
“L’uomo sconfitto è affetto da logorrea, immagina congiure e complotti nati dall’invidia e dalla paura che la sua intelligenza produce negli spiriti mediocri, e non si domanda quasi mai quali siano le vere ragioni della sua sconfitta. p. 35
La sua pericolosità, che è una sola col pensiero in generale
“Questo è il disgustoso professor Malinverni, che di tanto in tanto, recentemente sempre più spesso, vado a trovare nella sua spelonca, vincendo la repulsione naturale per i suoi crimini, per gustare la sua spudorata intelligenza priva di ogni legame, la sua ferocia, la sua pericolosità che è una sola cosa col suo pensiero, o col pensiero in generale. p. 43
La mancanza di fiducia
“Secondo il mio povero papà fu proprio la mancanza di fiducia a determinare la fine del mondo. Lo ricordo perfettamente, quella sera: lui che siede in poltrona e legge il giornale e poi, d’un tratto, richiude il giornale, si toglie gli occhiali, li chiude, li posa su uno scaffale della libreria. ‘È finita la fiducia’. L’articolo che aveva suscitato l’amara sentenza parlava di criteri di selezione del personale, e lamentava (lacrime di coccodrillo) il fatto che fossero ormai pochi i datori di lavoro capaci di scommettere sulla simpatia istintiva, soffocati anche loro dai parametri, dagli attestati, dai curricula. p.65
Conoscere per valorizzare
“Vuole soltanto cambiare posizione per capire quello che non potrebbe capire standosene fermo“. p.73
Il pensiero produce felicità solo se realizza cose
“Milano è stata sempre una grande città, e sa perché? Perché una grande città cerca sempre di rispondere a una grande domanda.[…] Milano, dice, ha sempre cercato di capire in che modo tanti corpi messi insieme possono essere felici. Corpi giovani e corpi vecchi, corpi sani e corpi malati, corpi belli e corpi brutti, corpi interi e corpi mutilati. Pur stimando i preti, non ha lasciato a loro la risposta, ha cercato di rispondere lei, e la risposta è questa: che il pensiero va bene, ma produce felicità solo quando lo si può realizzare, trasformandolo in qualcosa da vedere e toccare. pp 73-74
L’ordine che ho costruito mi ha portato il tormento
“Un tempo vivevo la mia vita spensierata e disordinata, e non ero né felice né infelice. Poi ho voluto fare una cosa buona e piena di ordine, per poter avere qualche vera soddisfazione, ma l’ordine che ho costruito mi ha portato il tormento… Ha una risposta lei per questa domanda?” p. 83
Il mondo
“Chi le ha insegnato questo?” – “Il mondo”. – “Il mondo non è quello che leI crede”. Mi guardò negli occhi. – “Il mondo secondo me è un po’ meglio di come lei crede”. p. 180
Ancora sulla fine della fiducia
Ma la fine può essere definitiva? Se la fine degli orologi avesse prodotto la fine della domanda “che ora è”? tutto sommato si potrebbe ancora immaginare una scena piena di senso, con cause ed effetti al loro posto. Invece la domanda “che ora è”? perse ogni senso quando ancora gli orologi funzionano perfettamente: fu sufficiente non credere più alla risposta, non fidarsi più dell’interlocutore o del suo satellite, o della capacità dell’uno e dell’altro di regolare a dovere l’orologio. p. 311
Del mondo selvatico e dell’idealizzazione
Meglio nutrirsi di bacche, diceva qualcuno, piuttosto che vivere una vita tra chiodi arrugginiti e gente isterica, che urla anche in piena notte. Chi pensava così non aveva certo idea di quanto tempo possa sopravvivere una persona che ha deciso di nutrirsi di bacche, specialmente quando la stagione delle bacche è lontana. Il mondo selvatico è abitabile solo se lo si addomestica. p. 403
La civiltà e il desiderio
Una civiltà coincide con i campi che apre al desiderio umano, e nessun delitto è altrettanto subdolo dello sterminio del desiderio. Anche nelle condizioni più avverse, pensò, un ragazzo deve poter continuare a desiderare tante cose. p. 551
La vocazione
“Perchè Dio, in realtà, è strano. L’ho capito lì per la prima volta. Dio è strano perché i doni che ci fa possono indicarci la strada da percorrere, o meglio l’inizio della strada, ma poi la strada, diciamo la nostra vocazione, è un’altra cosa. Fra il talento e la vocazione c’è di mezzo qualcosa, ed è la cosa più importante“. p. 697
l’uomo artefice del proprio destino e la prosopopea occidentale
“Ho sentito dire tante e tante volte che ciascuno di noi è artefice del proprio destino, che la vita risponde a seconda delle domande che le poniamo, che l’atteggiamento di un uomo determina quella che sarà la sua biografia, e altre cose simili, ma tutte queste cose erano vere solo per un certo tipo di persone, ossia quelli che potevano scegliersi le proprie opportunità, voglio dire i ricchi, i fortunati, quelli che avevano studiato, le persone cosiddette civili, quelle di successo. Per gli altri non erano vere, punto e basta. Ah la prosopopea occidentale!” p.735
La politica (spoiler)
Compresi molto presto che, se volevo occuparmi dei bambini, avrei dovuto fare la BKU, perché non c’era altro modo per offrire a quei due una vita dignitosa, non dico sicura, dignitosa. In quel momento non c’era altro da fare. […] Già mio papà diceva che per fare il nostro bene bisognava cercare di fare quello di tutti, e che la politica non era, in fondo, una cosa diversa dall’etica. p. 706
Tu sarai la mia casa
“Così per la prima volta nella mia vita io vedo com’è fatto un uomo, e provo uno shock enorme, che faccio molta fatica a dissimulare, al pensiero che quel corpo, così diverso dal mio, a cui si aggiunge una testa diversa dalla mia, diventerà la mia casa. Guardo tutti quei peli, quelle braccia robuste, quelle spalle larghe, quella pelle scura, e poi il mio sguardo scende, e intanto penso: tu sarai la mia casa“. p. 710
La luce
La luce rivela (révèle) ma non svela (dévoile). p.715
La verità della vita è tragica
La tragedia è la verità e la verità della vita è tragica. p. 719
Sorelle e rancore
“Quella destinata a sopravvivere comprese una cosa strana, e cioè che quel nodo così mostruoso e insolubile che era cresciuto tra loro negli anni, be’, semplicemente non esisteva più, era scomparso“. p. 740
Il cuore del romanzo. Perdonare Dio. (spoiler)
Perciò smettila col rancore e chiediti: cosa dovrà fiorire, cosa dovrà nascere da questa ferita?
[…]
Gesù commise anche degli errori, non fu esente nemmeno da quelli, perché l’errore a volte è anche peccato, ma spesso non lo è.
[…]
Ciascuno uomo si porta dentro suo padre e sua madre, anche quando non vuole. La somiglianza tra Gesù e Maria è evidente, basta leggere il Vangelo. Li vedo qui, davanti a me, tante volte, proprio come sto guardando te: li vedo che si parlano. Lei gli tiene la testa, ha il suo bel carattere. Sono due duri, mi credi? Ma anche con suo padre, l’Altissimo, le somiglianze ci sono. Dio persona, ha a sua volta un carattere tutto suo, un pensiero tutto suo. La sua infinita giustizia spesso viene travolta dal suo amore, dalla sua passione: “il mio cuore si commuove dentro di me”. Ha dichiarato una cosa ma poi mi fa un’altra,
[…]
Dio è più forte di Dio, la sua impotenza è la manifestazione più alta della sua onnipotenza, Non si può essere più onnipotente di così, fino ad andare a morire come una bestia da macello, fino non poter far altro che questo…
[…]
Non è possibile essere così generosi da amare Dio mentre lui uccide tuo figlio. Nessun cuore è così grande. Non essere presuntuosa, Dio ci aveva fatti bene, ma poi ci si è messo il diavolo, è risaputo. Però una cosa possiamo sempre fare, e sai cosa? Avere pietà di Dio, cioè essere come lui, che raccoglie dove non ha seminato e perdona quando non dovrebbe perdonare […], Chi era Don Rodrigo? […]La morale di tutta la mia storia è questa: se quell’idiota di Renzo ha saputo perdonare Dio per tutti i guai che gli ha fatto passare, e se lo ha fatto mia zia, che era tanto perfida, be’, tu che, diciamo, non sei ancora un idiota, un segno grado di fare lo stesso? avrai il cuore così duro? pp.738-740
Dio, il re degli enigmi
E Dio era il re degli enigmi, dove arrivava lui le ombre anziché dissiparsi si facevano più fitte e più profonde.
Sulla natura che prende il sopravvento
La scomparsa dell’uomo da [certe] parti ha comportato un calo generale della vita. L’idea secondo cui la natura avrebbe preso nuovamente il sopravvento sull’uomo forse non è del tutto esatto. Si ha talvolta la sensazione contraria, e cioè che quando l’uomo soffre, soffra con lui anche il resto della natura, e che la debolezza dell’uno comporti piuttosto la debolezza dell’altra anziché il suo trionfo. p. 751
Per raccontare la storia di un luogo, di un avvenimento, di un’opera (messaggio in codice per ERASMO)
Non volevo che a scrivere questo testo così importante per noi fosse qualcuno di questi testimoni oculari. Ci voleva un romanzo. Ciascuno vede sempre una parte delle cose, ma l’aver visto rende qualche volta presuntuosi. E poi, come diceva Dodò, l’impatto generale di norma è più intelligente e meno soggetto all’errore degli affondi analitici. L’importante è essere umili ascoltare con attenzione i testimoni. p. 753
Bellezza delle donne dopo una certa eta’
Cha è bella. [..] Non solo per quella bellezza che si rivela in alcune donne dopo una certa età, e che è come l’affiorare sulla superficie del corpo e del viso di un’eleganza interiore speciale, spesso affinata dal dolore, ma anche perché in lei sembra essersi conservata meglio quella grazia giovanile un po’ distratta, incosciente, che di solito produce in un uomo il desiderio meglio di qualunque calcolo seduttivo. p. 770
Il circolo degli atei
“Autentiche tragedie. In ciascuna di esse Dio si è comportato sempre allo stesso modo: non ha risposto.[…] La spiegazione di questo enigma è semplice: Dio non esiste. […] Mi parla dell’immensa quantità di dolore senza redenzione di cui il suo circolo va raccogliendo una ricca documentazione“. p.785
L’amore coniugale
“L‘amore coniugale e un racconto che corre tra marito e moglie e non vuole finire sulle pagine di un quaderno. È una cosa diversa, alla quale la letteratura si deve accostare in un modo tutto speciale. La letteratura di solito si occupa di fuochi giovanili, di avventure erotiche, di adulteri, ma per parlare di un marito e di una moglie è necessario salire più in alto e avere molto chiaro quello che si deve dire, ed è probabile che la letteratura, e in specie il romanzo, non sia mai stata il posto giusto dove raccontare queste cose“. p. 798
La letteratura che piace a me
La letteratura che piace a me è fatta allo stesso modo: piena di racconti nei quali però qualcosa, nonostante la cura spesso maniacale dei particolari, resta segreto.
Lezioni di seduzione
” ‘Attenzione alla fretta’, raccomanda poi Feedy, la cui specialità sono le metafore barocche. ‘L’uomo conquistato rapidamente’, spiega, ‘si stanca rapidamente. L’uomo è fatto di spugna: si imbeve con facilità ma poi si strizza con facilità. Se però l’uomo si imbeve di una tintura resistente, una volta espulso il liquido rimarrà tinto per sempre. L’arte della seduzione consiste nel saper preparare a regola d’arte è una tintura indelebile‘”. p.803
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