Primo Levi: “La bambina di Pompei” e le altre tre

Primo Levi: "La bambina di Pompei" e le altre tre

“La bambina di Pompei” di Primo Levi, e le altre due bimbe che cita, sarebbero certo, oggi, tre. Quattro vittime innocenti ed esemplari. E vi spiego perché.

Un’analisi della poesia di Primo Levi, La bambina di Pompei, in Ad ora incerta, Garzanti, Milano, 2013, ed una riflessione sul conflitto Israelo-palestinese.

Se Levi fosse vissuto oggi, avrebbe menzionato anche una bimba palestinese vittima di Israele.

È indubbio che se Primo Levi fosse vissuto ai giorni nostri, il suo sguardo lucido e la sua sensibilità verso le vittime innocenti lo avrebbero portato a includere nel suo elenco di tragedie anche la sorte di una bambina palestinese, vittima dell’incessante conflitto israelo-palestinese. La sua capacità di cogliere l’universalità del dolore umano, espressa chiaramente nel verso iniziale “Poiché l’angoscia di ciascuno è la nostra”, lo avrebbe sicuramente spinto a denunciare anche questa nuova tragedia, questo genocidio. La storia di una bambina palestinese, tra i tanti bambini uccisi nel corso di bombardamenti o di uno scontro a fuoco, ma anche nella fame e nella carestia che Israele ha provocato, si sarebbe innestata perfettamente nella serie di immagini dolorose che l’autore ci presenta, diventando un ulteriore simbolo dell’ingiustizia e della sofferenza inflitte agli innocenti.


Poiché l’angoscia di ciascuno è la nostra
Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
Che ti sei stretta convulsamente a tua madre
Quasi volessi ripenetrare in lei
Quando al meriggio il cielo si è fatto nero.
Invano, perché l’aria volta in veleno
È filtrata a cercarti per le finestre serrate
Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
Lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata
A incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Così tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,
Agonia senza fine, terribile testimonianza
Di quanto importi agli dèi l’orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
Della fanciulla d’Olanda murata fra quattro mura
Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
La sua cenere muta è stata dispersa dal vento,
La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,
Vittima sacrificata sull’altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
Tristi custodi segreti del tuono definitivo,
Ci bastano d’assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.
20 novembre 1978

1. Contenuto e temi della poesia

La poesia di Primo Levi, “La bambina di Pompei”, è una dolorosissima riflessione sulla fragilità della vita umana, resa ancora più drammatica dalla morte violenta e ingiusta.

Il poeta pone a confronto tre figure ragazzine, ciascuna vittima di una tragedia diversa, ma accomunate da un destino crudele: la bambina di Pompei, sepolta viva dall’eruzione del Vesuvio; Anna Frank, nascosta dai nazisti e morta in un campo di concentramento; e la scolara di Hiroshima, uccisa dalla bomba atomica.

È indubbio che se Primo Levi avesse vissuto ai giorni nostri, il suo sguardo lucido e la sua sensibilità verso le vittime innocenti lo avrebbero portato a includere nel suo elenco di tragedie anche la sorte di una bambina palestinese, vittima dell’incessante conflitto israelo-palestinese. La sua capacità di cogliere l’universalità del dolore umano, espressa chiaramente nel verso iniziale “Poiché l’angoscia di ciascuno è la nostra”, lo avrebbe sicuramente spinto a denunciare anche questa nuova tragedia, questo genocidio. La storia di una bambina palestinese, tra i tanti bambini uccisi nel corso di bombardamenti o di uno scontro a fuoco, ma anche nella fame e nella carestia che Israele ha provocato, si sarebbe innestata perfettamente nella serie di immagini dolorose che l’autore ci presenta, diventando un ulteriore simbolo dell’ingiustizia e della sofferenza inflitte agli innocenti.

I temi principali della poesia sono:

  • La morte: presentata come un evento inevitabile e spesso violento, che colpisce indiscriminatamente, soprattutto gli innocenti.
  • La memoria: il poeta sottolinea l’importanza di ricordare le vittime del passato, per evitare che tragedie simili si ripetano.
  • La responsabilità umana: Levi invita a riflettere sul ruolo dell’uomo nelle catastrofi che sconvolgono il mondo, e a prendere coscienza delle conseguenze delle proprie azioni.

2. Analogie e differenze tra le tre figure femminili

Le tre figure femminili rappresentano diverse modalità di morte violenta:

  • La bambina di Pompei: vittima di una catastrofe naturale, la sua morte è istantanea e violenta.
  • Anna Frank: uccisa in un campo di concentramento, la sua morte è lenta e dolorosa, frutto di un’ideologia malata.
  • La scolara di Hiroshima: vittima di una guerra moderna, la sua morte è istantanea e terribile, causata da un’arma di distruzione di massa.

Nonostante le differenze, le tre figure sono accomunate dalla loro giovane età e dalla loro innocenza, e dalla tragica fine che le ha colpite. Tutte rappresentano un simbolo di una vita interrotta, di un futuro negato.

3. Funzione del primo verso e relazione con il resto della poesia di Primo Levi, La bambina di Pompei

Il verso “Poiché l’angoscia di ciascuno è la nostra” introduce un tema fondamentale della poesia: la condivisione del dolore umano. Levi afferma che l’angoscia provata dalle vittime del passato non è solo loro, ma appartiene a tutta l’umanità. Questo verso crea un ponte emotivo tra il lettore e le figure tragiche descritte nella poesia, invitandoci a riflettere sulla nostra comune vulnerabilità.

4. Significato di “Terribile testimonianza/Di quanto importi agli dèi l’orgoglioso nostro seme”

Con questa espressione, Levi dichiara il suo punto di vista sull’indifferenza di una divinità che lui si sente costretto denunciare di fronte alla sofferenza umana. Gli “dèi”, sembrano non curarsi del destino degli uomini, che vengono paragonati a un “seme orgoglioso”, proprio per la sua superbia che gli permette, però, di distruggere sé stesso.. La morte violenta delle tre figure femminili sembra una “terribile testimonianza” di questa indifferenza cosmica.

Interpretazione della poesia

“La bambina di Pompei” di Primo Levi è un’opera che invita alla riflessione sulla condizione umana e sulla fragilità della vita. Levi, attraverso l’evocazione di tre tragedie storiche, ci ricorda che la violenza e la morte fanno parte della storia dell’umanità. L’autore ci invita a non dimenticare le vittime del passato, e a impegnarci per costruire un futuro più giusto e pacifico.

Gli ultimi quattro versi della poesia sono un appello alla responsabilità individuale. Levi invita i “potenti della terra”, coloro che detengono il potere di scatenare guerre e distruggere l’ambiente, a riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. L’immagine del “tuono definitivo” evoca la minaccia nucleare, che incombe sull’umanità come una spada di Damocle.

La poesia di Levi si inserisce nel filone della letteratura testimoniale, che ha come scopo quello di farci ricordare gli orrori del passato e di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della pace e della giustizia.

Relazione con altre opere di Levi Il tema della morte e della sofferenza umana è ricorrente in tutta l’opera di Primo Levi. Nel romanzo “Se questo è un uomo“, l’autore narra la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti, descrivendo in modo crudo e realistico le atrocità commesse dai nazisti. Anche in altre opere, Levi affronta temi come la responsabilità individuale, la condizione umana e il rapporto tra l’uomo e la natura.

Significato degli ultimi quattro versi Gli ultimi quattro versi della poesia rappresentano un monito all’umanità. Levi ci invita a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e a evitare di ripetere gli errori del passato. L’immagine del “dito” che preme un pulsante e scatena una catastrofe nucleare è un’allusione alla minaccia che incombe sull’umanità. L’autore ci invita a fermarci un momento e a considerare le conseguenze delle nostre scelte, prima di compiere gesti irreversibili.

In conclusione, “La bambina di Pompei” di Primo Levi è una poesia intensa e commovente, che ci invita a riflettere sulla fragilità della vita umana e sull’importanza della memoria. L’opera di Levi ci ricorda che la storia ci insegna che la violenza e la morte fanno parte della condizione umana, ma ci invita anche a non perdere la speranza e a impegnarci per costruire un futuro migliore.

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